Era circa il sesto giorno
di digiuno, e mi trovavo sotto un albero che mi proteggeva dal caldo cocente
dell’estate.
Una farfalla dai
bellissimi colori, blu, bianco, rosso e nero, mi visitava nuovamente. Ma questa
volta si posò sulla mia gamba e rimase lì un bel po’. Trascorse così tanto tempo
che avevo paura anche solo di muovermi, temevo che se l'avessi fatto l’avrei potuta schiacciare con
il peso del mio corpo. La farfalla camminava lungo le mie gambe con totale
indifferenza e senza dar segnale alcuno di volersene andare.
In quel momento rammentai
qualcosa che avevo ascoltato prima di iniziare il ritiro della Ricerca della
Visione: “Se vi si avvicina qualche animale, parlategli, e chiedetegli se ha
qualcosa da dirvi”. Queste parole pronunciate da Aurelio, il leader spirituale
indigeno che dirigeva la Ricerca, continuavano a risuonare nella mia testa.
Ma non era facile
accettare la possibilità di poter dialogare con un insetto. Più tardi avrei imparato
che il problema non era iniziare a parlare ad una farfalla, le
difficoltà sarebbero cominciate piuttosto –almeno per la mia povera testa- quando questa
avrebbe iniziato a rispondermi. Presi comunque coraggio.
“Hai qualcososa da dirmi
o da insegnarmi?” – le chiesi. Rimasi completamente sbalordito al sentirla
rispondere. Sembrava una voce, e allo stesso tempo era come una presenza dentro
di me. Tempo dopo avrei sentito dallo stesso Wallace Black Elk (un maestro
della tribù sioux dei Lakota, ndt) che gli animali ci rispondono direttamente con
il pensiero.
"Ciò che posso insegnare" -
disse la farfalla - "è la mia Medicina. È costituita da quattro cose. La prima è
la Grazia, la seconda è la Bellezza, la terza è il Rischio e la quarta è la
Fiducia totale nel Piano di Amore del Grande Spirito”. Subito dopo incominciò a
spiegarmi ciascuna di queste cose.
“La Grazia è il dono che
il Grande Spirito da a ciascuna delle sue creature. Il mio è la Bellezza. Però,
per poter vivere il dono che mi è stato concesso, per onorarlo, devo espormi e
volare nei prati, ed i miei colori attirano facilmente i predatori, gli
uccelli.
Per questo, per poter
esprimere il mio dono devo rischiare la mia vita ogni istante. E ciò sarebbe impossibile senza la Fiducia,
senza l’arresa totale al piano amoroso del Grande Spirito”.
Mentre pronunciava queste
parole io capivo che quella che descriveva come la sua medicina, era un
insegnamento per tutti gli esseri vivi, o i “due piedi” come ci chiamano gli animali. Vidi passare
di fronte a me tanti momenti decisivi della mia vita nei quali l’esposizione al
rischio aveva significato esprimere o meno la mia propria essenza, il mio punto di
vista.
E, come è successo in
tutta la storia dell’umanità, solo chi ha corso dei rischi importanti ha potuto cambiare il corso della propria esistenza. Solo
allora compresi il messaggio della farfalla.
[Traduzione personale dallo spagnolo del libro “Conversaciones con una mariposa” di Alejandro Spangenber (1953), psicologo Gestalt uruguayano.]
[Traduzione personale dallo spagnolo del libro “Conversaciones con una mariposa” di Alejandro Spangenber (1953), psicologo Gestalt uruguayano.]
Quale è il tuo dono? Quale è la tua essenza? Cosa rischieresti nella tua vita pur di essere te stesso?
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